La rubrica che spero di poter portare avanti su questo blog vuole essere un dialogo a due, o più di due, con chi avrà il piacere di seguirci. Però vuol essere un dialogo lento e non una diatriba da social, con veloci botta e risposta, vuol essere un cammino di riflessione e analisi da condividere e portare avanti con chi avrà qualcosa da dire. Ma, essendo la prima pubblicazione, ho deciso di farmi da solo le domande e di provare a rispondere al mio favoloso alter ego che per comodità chiameremo IPSE DIXIT (il mio alter ego è vanaglorioso vuole sembrare a tutti i costi erudito e al disopra della materialità, quindi concediamogli il nome latino).
IPSE (così abbreviamo) chiede: c’era proprio la necessità di iniziare un blog, e di musica colta, oltretutto? non basta la mole di informazioni degli influencer, e via dicendo che intasano la rete?
Esiste una marea di esperti e, la maggior parte di loro, trattano temi molto più interessanti di quello che vorresti trattare tu. Sicuro che non vuoi fare un blog di viaggi? O, chessò, svelare due trucchi per costruire un mini frigo tascabile per uccelli migratori? C’è sempre bisogno di acqua nelle grandi migrazioni….
IO – Ok hai reso il concetto, non c’è bisogno di andare oltre. Effettivamente, come hai ben detto tu, anch’io mi sono posto più volte la domanda perché scrivere un blog di musica colta. Così mi sono chiesto: è forse la volontà di potenza, il divenire della vita, che tenta di ottenere ciò che desideriamo e dominare ciò che possediamo e che tenta di imporre agli altri una visione elitaria di un qualcosa che nasce come comunitario? Direi che non è il nostro caso.
IPSE – Ho pensato allora: e se prendiamo in prestito il pensiero di San Tommaso sulla bellezza? Sai che figurone! Diciamo due cose sulla scolastica e faccio vedere che è un blog serio. Allora, nel pensiero di San Tommaso, la bellezza veniva a caratterizzarsi per alcuni elementi fondanti, che sono «integrità o perfezione» (integritas sive perfectio), «dovuta proporzione o armonia» (debita proportio sive consonantia), e «splendore» (claritas). Potremmo concludere dicendo che la ricerca smodata di questi elementi e la volontà di farli conoscere al popolino ci ha investiti dall’alto e, come moderni profeti, percorriamo le vie dell’internet diffondendo un messaggio di speranza e nuova bellezza rivolto però a pochi mistici eletti. Che te ne pare? Detta così, pure se non lo leggerà nessuno, abbiamo la scusa dei pochi mistici eletti.
IO – Si ma, sai, ci ho pensato non è neanche questa la motivazione.
IPSE – Beh, allora trova tu una soluzione perché la pagina sta finendo e qualcosa la dovremmo pur dire a chi si spera ci legga.
IO – la risposta che ho trovato è semplice penso che l’unico motivo fondante sia un sincero anelito alla ricerca della bellezza, declinata in tutti i modi, forme e tempi possibili, una bellezza che non è assoluta, non è per pochi e non è criptica, è li, esiste per se stessa e gioisce per se stessa, senza presunzione di volontà di potenza o canoni in cui rinchiuderla. Esiste non per essere ammirata o goduta, ma esiste in quanto valore fondante di una umanità che, diversamente. scenderebbe nella bestialità. Tutto qua. Essa c’è perché deve esserci, esiste perché ne necessitiamo per guardare oltre, esiste perché, fondamentalmente, siamo noi. Concludo prendendo in prestito le parole del poeta arabo, ispirate ad una donna. Ben si adatta alla nostra musa.
Come la luna appare nella notte, così a me appare il suo viso tra le chiome. La percezione di lei nasce dal dolore: lacrime scorrenti sulla guancia. Come un nero narciso che sparga lacrime su di una rosa. Le altre beltà vengono oscurate: la natura della sua bellezza è irresistibile… (IBN AL ARABI)
Giuseppe D’Amico